La solitudine del comando.
La pre-strategia e l’origine del processo decisionale.
A molte persone la solitudine fa paura e tristezza, per altre potrebbe anche avere effetti claustrofobici. L’assetto emotivo della solitudine sembrerebbe essere negativo.
Invece, c’è una dimensione della solitudine che si rifà a un assetto decisamente più positivo: la solitudine del nuovo inizio, dello stato nascente.
L’arte del comando consiste nel prendere decisioni, possibilmente decisioni che avranno effetti positivi per l’impresa. Chi dirige un’organizzazione – l’imprenditore – sa che la parte iniziale del processo decisionale avviene in solitaria.
L’assunto di partenza è che l’imprenditore conosce meglio di tutti la sua realtà aziendale e sa quando e come prendere una decisione.
L’essenza del processo decisionale
Ne consegue che l’origine del processo decisionale deve necessariamente partire dalla auto-consapevolezza, dalla fiducia in sé stessi e dalla valutazione delle opzioni e modalità migliori.
Mi piace chiamare questa fase la pre-strategia che inizia in solitaria, come nella metafora della caverna di Platone, nel senso della scoperta della realtà circostante.
Questo momento pre-strategico non ha un inizio e una fine formalizzabili, ma è un continuum. Si compone di attimi e di intuizioni che a un certo punto giungono a consolidamento.
Questa fase definisce il ponte tra le intuizioni e le assunzioni strategiche di partenza su cui ricercare ed esplorare la prima selezione di idee, di concetti e di meta-progetti migliori, più significativi e rilevanti.
Questa è la fase più importante in quanto bisogna raccogliere, collezionare e razionalizzare le idee più adeguate a progettare l’azione.
Nella sequenza di questi momenti si innesta un confronto esterno, libero da pregiudizi e da vincoli che offrono una gamma di valutazioni più ampia. In questi momenti il consigliere strategico svolge un ruolo di “terzo occhio” per confrontarsi più apertamente sui vari aspetti e sulle nuove opzioni strategiche su cui convergere.
Successivamente ci sarà il processo di verifica e di mediazione con il resto del gruppo di comando. Più la decisione è cruciale e vitale per l’azienda, più questo discorso è valido.
Questo avviene anche quando gli stimoli e le esigenze decisionali provengono dall’esterno e dai collaboratori. L’emergenza o l’urgenza di una decisione non cambiano questi aspetti di interiorizzazione solitaria dell’imprenditore. Non è una mancanza di condivisione, ma bensì un atto di elevata responsabilità verso l’intera impresa e il futuro che verrà.
Prima si decide di decidere e poi si verifica, controlla, si media, si comunica e si esegue.
All the Best!