La fiera della varietà
Il corso dell’innovazione necessità un mix esperienziale variegato.
Il proverbio – il mondo è bello perché è vario – può essere applicato bene nelle situazioni in cui sia necessario un cambiamento innovativo significativo o radicale. Questo proverbio significa: tante teste, tante idee. Se per qualcuno è utile per conservare il proprio contesto, di fatto, potrebbe essere di grande ispirazione per il change management.
Essere innovativi significa superare un concetto esistente e già consolidato. L’innovatore e il suo gruppo di lavoro dovrebbero rifuggire dall’uniformità e dalla stabilità e pensare in modo differenziante e avanguardistico. Per farlo meglio dovrebbero modificare il loro modus operandi e la loro forma mentis affinché si possa efficacemente vedere un risultato innovativo.
Se questo concetto è accettabile significa che i profili, le esperienze, le competenze e le provenienze dei membri del gruppo dovrebbero essere diverse e mai omogenee.
Questo concetto di varietà è decisamente più appropriato ai temi di innovazione dato che esprime un’idea persistente da limitare: se la maggioranza si uniforma e se tutti o molti sanno più o meno le stesse cose e se hanno fatto esperienze più o meno simili, molto probabilmente parleranno la stessa lingua e si capiranno bene. Ma, molto presumibilmente, tenderanno a livellarsi e a produrre un risultato moderato e sarà più difficile che possano essere portatori di un’innovazione o almeno di un’evoluzione.
La parola varietà trasmette un senso più aspirazionale di equilibrio. Varietà significa molteplicità, pluralità, numerosità, ricchezza. Ma anche, tollerabilità, accettabilità, qualità, apertura, dilatazione. La varietà esperienziale del gruppo dovrebbe mostrare la misura di essere i portatori del cambiamento e del progresso ed esprimere la capacità di contaminare e di mescolare comportamenti, linguaggi, discipline, metodologie, origini. Quindi, varietà significa manifestare la dinamicità biodinamica delle persone. La contrapposizione polare è tra convergenza e divergenza. Per esempio, assimilabile alla contrapposizione che c’è tra un’alimentazione con pochi ingredienti sempre uguali e un’alimentazione varia con ingredienti differenti e con apporto energetico-nutritivo aggiuntivo. Oppure alla contrapposizione che c’è nel vedere sempre lo stesso genere televisivo o vederne sempre di diversi e andare anche a teatro, al concerto, al cinema.
Per dirla in termini differenti, il tema è la portata del cambiamento. Se il cambiamento richiesto dovesse essere sottile sarà necessaria varietà limitata. Ma, se per caso, il cambiamento da imporre dovesse essere impegnativo allora, ci vorrebbe una varietà esperienziale superiore e maggiore. L’errore sarebbe sbagliare la dose della varietà da imporre nel gruppo in relazione al cambiamento da ricercare.
Quindi, il grado di varietà dovrebbe essere funzionale alla situazione da mutare. Ne consegue, che il tema cruciale su cui concentrarsi sia la miglior combinazione di varietà esperienziale. Evidenzio le tre traiettorie di analisi che utilizzo per comprendere il grado di varietà, oltre alla diversità di genere e alla parità di retribuzione che però esprimono parzialmente la propensione al cambiamento.
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- Generazioni: junior e senior per mescolare quelle visioni fattoriali e tipiche all’età esperienziale di un individuo e di un’epoca;
- Provenienza geografica: nord, sud, est e ovest del mondo per mescolare quei patrimoni culturali, linguistici e conoscitivi ampiamente originali;
- Sorgente professionale: facoltà umanistiche, facoltà scientifiche, esperienze complementari ed extra-settorialità, esperti di settore, conoscenti del passato, accademici, ecc. per mescolare le conoscenze e le competenze sufficienti, incrementali e sperimentali con quelle pregresse e forti della tradizione.
“Non è bello che tutti si debba pensare allo stesso modo, è la differenza di opinioni quella che rende possibili le corse dei cavalli.” Mark Twain
All the Best!